Marrone di Roccadaspide IGP
Il “Marrone di Roccadaspide IGP”, dal nome dell’ecotipo da cui deriva, fa parte del gruppo genetico di castagne presenti in Campania riferibili alla cultivar-madre “Marrone di Avellino”. Le caratteristiche distintive del “Marrone di Roccadaspide IGP” sono rappresentate da una pezzatura media dei frutti (80-85 frutti per Kg) di forma prevalentemente semisferica, a volte rotondeggiante. La buccia (pericarpo) è sottile e di colore castano bruno, tendenzialmente rossastra, con strie scure poco evidenti, facilmente distaccabile. Il seme ha un episperma sottile, liscio, poco approfondito nel seme, abbastanza aderente con settatura inferiore al 5% e polpa bianco-lattea, consistente. Un carattere distintivo di questo prodotto è il notevole contenuto zuccherino che lo rende molto gradito anche per il consumo allo stato fresco e la tessitura croccante e poco farinosa.
Per le pregevoli caratteristiche tecnologiche dei frutti il “Marrone di Roccadaspide IGP” è tra le poche varietà di castagne campane a potersi definire botanicamente e merceologicamente “tipo marrone” ed è per questo particolarmente richiesto per la lavorazione industriale (oltre il 90% della destinazione commerciale), pur restando egualmente interessante anche per la destinazione al mercato del fresco, per l’impiego soprattutto come caldarroste. Per le buone caratteristiche organolettiche, l’industria le utilizza principalmente per la produzione di marron glacés, marmellate, castagne al rum, puree. Deliziosi i dolci della tradizione locale che utilizzano queste castagne come materia prima di qualità. Sotto l’aspetto dietetico nutrizionale, il “Marrone di Roccadaspide IGP” è particolarmente rilevante per il contenuto in carboidrati, mentre basso è il contenuto proteico. Il “Marrone di Roccadaspide IGP” è considerato, insieme alla Castagna di Montella IGP e alla Castagna di Serino tra le migliori castagne prodotte in Campania, ciò non solo per la qualità intrinseca della varietà, ma anche per il terreno e il clima favorevole che contribuiscono ad esaltare il livello qualitativo del prodotto. L’elevata produttività (media di 1,5–2 tonnellate/ettaro con punte di 5-6 tonnellate/ettaro) e le minori esigenze pedoclimatiche, rispetto ad altri “marroni” italiani, sono altre caratteristiche agronomiche che si possono segnalare.
Cenni storici
Come per le altre castagne tipiche della Campania, anche il “Marrone di Roccadaspide IGP” è legato da lungo tempo alla storia di questa regione, nella quale sarebbe presente nella zona di coltivazione sin dal secolo XI d.C. Preziosi manoscritti, conservati nell’archivio della Badia di Cava, documentano l’esistenza già nel 1183-84 di castagneti posseduti dalla Badia nel Cilento, talmente vasti da richiedere la presenza sul posto di un apposito amministratore. Anche i monaci Basiliani contribuirono alla diffusione significativa della castanicoltura nel Cilento, come confermano alcuni ritrovamenti archeologici a Moio della Civitella e a Gioi Cilento.
Il “Marrone di Roccadaspide” deriva da una serie di ecotipi riferibili ad un unico gruppo botanico (“Marrone dell’Avellinese”) che, come già indicato, fu diffuso dai monaci benedettini a partire dal XII secolo. D’altra parte molti castagneti della provincia di Salerno sono stati, nei secoli scorsi, di proprietà dei Benedettini.
Il valore del castagno nel Cilento in epoca medioevale e fino al tardo ‘800 è dimostrato dall’importanza che assumeva in loco la farina di castagne, considerata una vera e preziosa risorsa, impiegata per produrre il pane e con il pregio di potersi conservare a lungo. Ma la vera svolta della castanicoltura cilentana avvenne quando, a partire della fine dell’ ‘800 i maestosi e secolari alberi furono capitozzati e reinnestati con le talee degli ecotipi cosiddetti della “Rocca”, oggi identificati con il Marrone di Roccadaspide: una scelta oculata effettuata dagli esperti della società Ravera, in funzione sia della elevata produttività della pianta che dei caratteri pregevoli dei frutti. A partire dalla fine del secolo scorso le produzioni castanicole dell’area, date le loro caratteristiche pregiate, si sono progressivamente affermate sui mercati non solo nazionali ed il comparto e’ stato interessato da un ulteriore miglioramento di tecniche di coltivazione e standard qualitativi.
La rinomanza acquisita dal “Marrone di Roccadaspide IGP” continuò a favorirne la diffusione anche in altri comuni dell’areale castanicolo salernitano e cilentano in particolare. Negli anni ’40 fu effettuata una massiccia azione di innesto a zufolo su portinnesto “franco” o selvatico, utilizzando marze provenienti proprio dalla zona di Roccadaspide, estendendo così la zona di produzione di tale pregiato prodotto. Tale fenomeno di conversione varietale si è andato consolidando nel tempo ed oggi tutti i nuovi impianti della zona sono innestati con tale cultivar. La ricchezza del castagno in queste zone non si è limitata solo alla produzione del frutto: esso è stato la principale fonte di legna per le costruzioni, per creare mobili, oltre che come legna da ardere.
Area di produzione
La zona di produzione del “Marrone di Roccadaspide IGP” è localizzata nella provincia di Salerno ed in particolare nell’areale che comprende gli Alburni, il Calore salernitano e una parte del Cilento, coincidente in larga misura con il territorio del Parco del Cilento e Vallo di Diano. I Comuni interessati sono 70, anche se il territorio considerato è solo quello posto al di sopra dei 250 m. slm.
Fonte testo: Regione Campania