Ravello

Pubblicato da claudio il

Ravello (25 km da Salerno), un davanzale sul mare, dove l’architettura si fonde ad una natura che ricorda le alture montane per la vivacità dei colori dei suoi paesaggi e s’inebria del persistente profumo dei limoni in un indimenticabile connubio che fa del centro, un posto unico al mondo. La serenità, la spiritualità, la capacità evocativa che si respirano, fanno di Ravello l’ispiratrice delle più nobili arti, l’eremo per gli intelletti più inquieti. Dalle pagine delle novelle boccaccesche depositarie dei ricordi di questa felice terra, alle soavi musiche di Wagner che vi riconobbe l’incantato giardino di Klingsor, alle tele del Turner, che oggi rapiscono uno scorcio di mare per regalarlo agli austeri musei londinesi. In tanti hanno qui ripercorso le proprie coscienze ritrovandovi estro ed armonia, per la meraviglia dei suoi luoghi, nonché per la sua suggestiva posizione. Ravello, infatti, è soavemente adagiata su di uno sperone roccioso che divide la Valle del Regina dalla Valle del Dragone, da dove domina a ben 350 metri di altezza, l’intero territorio costiero sino a giungere al golfo di Salerno. La singolare bellezza del paese-giardino, come da alcuni definito, e la sua posizione particolarmente strategica, fecero sì che il luogo fosse scelto, quale dimora, da un gruppo di nobili della Repubblica Marinara di Amalfi poco propensi a sottostare all’autorità del doge. Fu proprio la disobbedienza del doge ravellese alla vicina Amalfi, che sembra fece conferire al posto l’appellativo di “rebello”, da cui nacque il toponimo Ravello. Le testimonianze architettoniche fanno presumere che i primi viaggiatori ad essere giunti a Ravello, tra il IV ed il V secolo, siano stati i Romani a seguito del dissolvimento dell’Impero Romano d’Occidente. Ai Romani fecero seguito, con molta probabilità, gli Arabi, la cui presenza fu determinata dalla vicinanza di Amalfi, che rappresentava per l’intero Occidente, un’importante porta verso il mondo orientale. La cittadina divenne presto ricca, grazie alla presenza di una filatoria della lana chiamata “Celendra”, alla fiorente agricoltura ed agli scambi commerciali che i suoi abitanti seppero intrattenere con i popoli arabi e bizantini del Mediterraneo. Le sue sorti, la fortuna prima ed il declino poi, furono intimamente connesse alla storia di Amalfi che, più che una cittadina, costituì un insieme di piccoli centri uniti da una fitta rete di sentieri e cunicoli. Fu così che nel corso dei secoli Ravello conobbe un periodo di declino che ebbe inizio con l’avvento dei Normanni di Ruggero II, nel 1337, continuò con l’invasione dei Pisani e culminò nel corso del 600. A testimonianza del suo passato, restano ancora oggi opere artistiche ed architettoniche di suggestiva bellezza, incastonate in uno scenario senza eguali, prime fra tutte il Duomo che, situato nella Piazza del Vescovado, fu eretto nel 1086 per volere della più ricca famiglia della cittadina, i mercanti Rufolo, e consacrato dal primo vescovo della diocesi di Ravello. La facciata conserva ben poco del suo aspetto originario a causa dei lavori di rifacimento che interessarono la struttura nel corso del ‘700 e si caratterizza per la presenza di tre importanti portali marmorei. Il portale centrale è chiuso da una pregiatissima porta bronzea realizzata nel 1179 da Barisano da Trani, in cui sono raffigurate, in 54 formelle, suggestive immagini sacre. La struttura interna è di tipo basilicale, divisa da tre navate sorrette ciascuna da otto colonne ed un transetto dal quale partono tre absidi e si contraddistingue per l’inclinazione della pavimentazione, voluta allo scopo di aumentarne la profondità. Sul lato destro della navata centrale è possibile ammirare l’ambone del Vangelo mentre sul lato sinistro vi è l’ambone dell’Epistola. In fondo, sulla sinistra, troviamo la Cappella di San Pantaleone, dov’è custodita l’ampolla in vetro contenente il sangue del martire. Proseguendo nella visita, una scala sulla destra della navata centrale conduce alla Cripta. Qui è possibile ammirare i tesori custoditi nel museo, tra cui alcuni raffinati reliquari argentei e delle lastre marmoree. Uscendo dal Duomo non si può non ammirare il meraviglioso campanile del duecento, che adagiato sul versante destro della struttura, mostra evidenti tracce delle presenze Arabe e Bizantine. Ancora, sulla Piazza del Vescovado si erge la torre d’ingresso della magnifica Villa Rufolo. Attraverso un viale alberato si giunge all’edificio, che realizzato per volontà della rinomata e omonima famiglia nel 1200, si caratterizza per la presenza di elementi architettonici di notevole fattura, tra cui su tutti, una cappella con volte a botte. Sulla sua sinistra è possibile ammirare l’imponente Torre Maggiore, alta ben 30 metri, mentre sulla destra vi è il Chiostro Moresco chiuso da un porticato ad archi acuti finemente decorato con elementi arabeggianti. Ma è nel celebre giardino, che appare quasi tuffarsi nel mare, che l’antica dimora trova la sua incomparabile bellezza. Qui Wagner cercò ristoro ed ispirazione per portare a termine il suo Parsifal, tanto che in suo onore, in questa cornice da favola, nel luglio di ogni anno, si tiene il Festival Musicale Wagneriano. La stagione concertistica che insieme alla indiscussa bellezza dei luoghi rende Ravello rinomata in tutto il mondo, non si esaurisce nell’appuntamento dedicato al grande maestro, bensì si arricchisce con una programmazione che va da maggio ad ottobre e che si articola nelle sei magnifiche sezioni del Festival di Ravello. Lasciando Villa Rufolo è d’obbligo far sosta al Belvedere della Principessa, splendido giardino ricco di colorate aiuole da cui è possibile ammirare uno splendido panorama, e dopo una breve passeggiata, giungere alla Chiesa di San Francesco che, originariamente eretta in tre navate e otto cappelle, si presenta oggi, dopo il rifacimento avvenuto nel corso del ‘700, in un’unica navata con due cappelle per lato. La tradizione vuole che il convento attiguo alla chiesa, invece, sia stato fondato nel 1222 dal Poverello di Assisi. La sua struttura è a pianta quadrata arricchita da una vera da pozzo. Continuando la visita, risalendo le belle e ombrose vie, si arriva a Villa Cimbrone. Realizzata agli inizi del XX secolo per volere di Lord Grimthorpe, ammaliato come molti suoi connazionali dallo splendore del posto, la costruzione mescola mirabilmente stili ed epoche diverse. Di rara bellezza è il suo chiostrino che immediatamente ricorda, con a centro una quadrata vera da pozzo, il chiostro della Chiesa di San Francesco. Splendido è il rigoglioso giardino, pregno di statue, tempietti, grotte naturali e fontane dove tutto sembra invitare al ristoro dell’anima per ritrovarsi dinanzi ad un panorama di rara bellezza: è il belvedere dell’infinito, e mai nome fu più appropriato per definire quanto alla vista si schiude e che Gore Vidal definì il più bello del mondo. Dopo aver visitato le due splendide ville ed i loro lussuosi giardini, è opportuno far visita agli altri interessanti edifici dedicati al culto, ubicati nel cuore della cittadina. La Chiesa di Santa Maria al Gradillo, edificata nel XII secolo, si presenta a pianta basilicale con tre asbidi e tre navate: la centrale con tetto a capriate, mentre le laterali a crociera. La Chiesa di San Giovanni del Toro, di cui si hanno notizie sin dal 1018, deriva la sua denominazione dal monte su cui sorge, il Toro per l’appunto, presenta sulla facciata tre magnifici portali con lunette gotiche. La struttura interna, a tre navate, mostra sulla destra un apprezzabile ambone, opera di Alfano da Termoli. Di notevole interesse è anche la sottostante cripta, nonché il magnifico campanile che richiama lo stile di quello del Duomo di Salerno. Tra i più antichi edifici del centro costiero, la Chiesa di San Michele Arcangelo, anche nota come Chiesa di San Michele di Torello, conserva, nonostante i differenti rifacimenti da cui è stata interessata, ancora la sua struttura originaria e si compone di tre navate divise da archi a tutto sesto. La Chiesa di Santa Chiara, fondata in epoca romanica, deve il suo attuale aspetto ai lavori di restauro compiuti nel corso del ‘700. Il suo interno a tre navate divise da colonne, è impreziosito da un magnifico pavimento maiolicato realizzato in pieno ‘700. Adiacente alla struttura, invece, insiste il monastero dell’ordine delle Clarisse. Parte di un’abbazia benedettina, la Chiesa di San Martino ha conservato nel tempo la sua struttura originaria che tuttora si presenta con una navata centrale a volte a botte, decorata da affreschi di apprezzabile fattura. Ricavata da una roccia nel 1039, la Chiesa rupestre di Sant’Angelo, custodisce un interessante affresco raffigurante la Madonna col Bambino. Attualmente adibita a sala convegni, merita di essere visitata anche la deliziosa Chiesa dell’Annunziata. Ultimata la nostra passeggiata tra le chiese, la nostra visita continua tra i vicoli del borgo, dove immediatamente si è pervasi dal profumo dei celebri limoni e dai colori sgargianti dei vigneti circostanti. Accarezzate dal sole, prosperano a Ravello prelibate uve che nelle cantine locali divengono profumati vini. Eccellenti vini bianchi, rossi, rosè, che hanno di recente ottenuto la certificazione DOC, vengono ancor oggi prodotti conciliando le più avanzate tecnologie con l’amore e la cura artigianale di un tempo. La versione Rossa, con il suo color rubino, si contraddistingue per la particolare morbidezza che acquista grazie ad un lungo invecchiamento in botti di rovere che lo rende vellutato ed elegante. Il Costa d’Amalfi Ravello Bianco DOC, ricavato da uve Biancolella e Falangina, dopo una leggera macerazione che ne esalta l’aroma, è un vino profumatissimo dai toni fruttati e floreali, di sapore fresco con retrogusto amarognolo. Il Rosato, invece, dal colore rosa ambrato ed un profumo etereo aromatico, è un vino secco e delicato. Particolarmente prelibato, poi, è il Costa d’Amalfi Ravello Rosso riserva DOC, ricavato da uva a bacca nera, la nota Per’ e palummo, ha un gusto e un profumo assolutamente magnifici. Quella del vino, però, non è l’unica tradizione che ancora sopravvive a Ravello. I suoi vicoli, anzi, sono ancora lo scrigno di un’altra realtà dalle antiche radici: la lavorazione del corallo. Una sosta al Museo del Corallo Camo, nato nel 1986, consentirà, così, di ammirare cammei, madreperle e tanti altri manufatti in corallo, realizzati dall’epoca romana sino al secolo scorso. Tappa obbligatoria nelle tante botteghe artigiane dove è possibile ammirare splendidi esempi dell’antica arte della lavorazione della ceramica: anfore, vasi, vassoi e tanti altri piccoli oggetti.

Fonte del testo: GAL Colline Salernitane